Sanità e tecnologia: il predominio dei dati
Un’epidemia da analizzare
In questi giorni siamo tempestati di news, articoli e informazioni relative al coronavirus. In ognuna sono presenti dati su pazienti infetti, nuove guarigioni e nuove morti. Tutti sono alla ricerca del dato più aggiornato, del dato più preciso o, a volte, di un qualsiasi dato da interpretare per creare il titolo più accattivante, sensazionalistico e in grado di attrarre più clic.
Non voglio certo essere l’ennesimo blogger che parla di coronavirus, né far polemica circa la qualità dei nostri giornalisti. Ciò che mi colpisce e che vorrei evidenziare è il fatto che tutti, di fronte ad un’emergenza sanitaria, sono alla ricerca di dati.
Proprio i dati crescono e si moltiplicano a dismisura andando di pari passo con gli strumenti informatici che riescono a raccoglierli, visualizzarli e rappresentarli. Proprio per questo abbiamo visto comparire in pochissimo tempo mappe che si aggiornano in tempo reale con i dati dei contagi o dashboard che raccolgono statistiche su guariti e deceduti.
Una disciplina complessa come la medicina, che negli ultimi secoli ha abbandonato la matrice empirico-filosofica in favore del metodo scientifico, necessita indubbiamente di raccogliere un numero sempre crescente di dati da mettere in relazione tra loro.
Pur sembrando così distante dall’informatica, la scienza medica oggi non può farne a meno e, in determinati contesti, pare che quest’ultima non possa che basarsi sulla tecnologia e sull’analisi della gran mole di dati raccolta.
Sanità e tecnologia
Per fare un esempio – quanto mai lampante in questi giorni – basti pensare all’epidemiologia, la branca della medicina che studia la distribuzione e la frequenza delle malattie e degli eventi di rilevanza sanitaria nella popolazione. Per farlo ha bisogno di ricorrere ad una raccolta dati massiva e all’utilizzo di software statistici.
Stessa cosa accade se si vuole tentare di studiare l’attuale coronavirus e fare scenari previsionali per uno qualsiasi degli aspetti che si vogliono indagare.
Per quella che sin qui è stata la nostra esperienza con dati sanitari e l’analisi degli stessi, abbiamo visto che le variabili in gioco sono molteplici. Quando infatti abbiamo realizzato il registro CliPPER (CLInical Pharmacological Prospective Epidemiological Registry) attualmente in uso presso l’Associazione Italiana dei Centri Emofilia (AICE), ci siamo dovuti interfacciare con innumerevoli problematiche, sia legate al dato che all’interpretazione dello stesso da parte degli utilizzatori finali, i medici. Dato che il software creato contribuisce alla realizzazione del Registro Nazionale delle Malattie Rare gestito dall’Istituto Superiore di Sanità, abbiamo dovuto affrontare anche il problema già citato dell’interpretazione del dato anche da parte di coloro che, seppur essendo medici, analizzano l’origine del dato in maniera differente da un centro emofilia.
Per fare questo ci siamo dovuti relazionare con un gran numero di medici, specialisti in varie branche della medicina, ed entrare poco a poco nella logica della materia per fornire le soluzioni migliori. Stessa cosa hanno fatto anche i medici che ci hanno guidato nella creazione di un software medico complesso.
Al di là dell’emergenza sanitaria e della raccolta e analisi dei dati dettata dal momento, il mondo medico e quello tecnologico sono sempre più interconnessi giorno dopo giorno, anche lontano dai riflettori.
Basti pensare all’evoluzione della tecnologia seguita alla crescente richiesta di strumenti diagnostici sempre più avanzati, in grado di fare diagnosi sempre più precise e in tempi più brevi.
Si pensi, ancora, ai vantaggi della gestione digitale di una Cartella Clinica: riduzione degli errori di compilazione, possibilità di accedere ai dati rapidamente senza dover cercare tra mille fogli e scartoffie, possibilità di condividere informazioni fra pazienti, medici di medicina generale e medici specialisti, e molte altre ancora. In Italia questa cartella digitale prende il nome di Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) , anche se non tutte le funzioni sono state rese disponibili e non tutte le Regioni sono allo stesso livello di sviluppo. Inoltre il Fascicolo Sanitario Elettronico non è in grado di coprire le molteplici esigenze che ruotano attorno al servizio sanitario e per questo spesso vengono utilizzate Cartelle Cliniche particolari, magari integrate con il FSE, per assolvere a compiti specifici.
Altra recentissima innovazione, connubio fra medicina e informatica, di cui oggi si inizia a parlare è quella delle terapie digitali. Queste sono applicazioni per smartphone o sistemi web prescritti dal medico, che hanno superato trial clinici, alla stregua di un farmaco, e sono in grado di prevenire, gestire o trattare un disturbo o una malattia (Digitali Therapeutics Alliance). A questi “farmaci digitali” si affiancano poi tutti quegli strumenti che aiutano i pazienti a seguire le terapie farmacologiche prescritte dal medico: nascono quindi app che ricordano quando assumere i farmaci, dispositivi intelligenti che contengono pillole e che le erogano solo quando effettivamente sono state prescritte, dispositivi che misurano la quantità di farmaco in circolo e lo somministrano direttamente solo quando ce n’è effettivamente bisogno.
Innovazione: un incontro tra mondi diversi
Questi sono soltanto alcuni esempi di come la tecnologia si sta fondendo con la sanità. In questo processo di avvicinamento però, come in ogni relazione che porta ad un matrimonio duraturo, c’è bisogno di conoscersi reciprocamente. La ricetta che genera innovazione è proprio questa fusione di competenze altamente specializzate. In un mondo estremamente specializzato l’incontro di persone con background diversi ma obiettivi comuni porta a vedere la realtà da molteplici punti di vista, inducendo le persone a quel processo creativo che è proprio dell’essere umano. E la creatività, cioè la capacità produttiva della ragione e della fantasia, utilizzata per superare un limite della scienza moderna, è quella che oggi chiamiamo innovazione. Terzo ed ultimo step di questo processo è la tecnologia: utilizzare le tecniche e gli strumenti più all’avanguardia ci permette di fornire le migliori soluzioni possibili.
Non a caso, come Weedea, abbiamo da qualche anno intrapreso questo percorso sotto diverse forme.
Come visto poco sopra, per la realizzazione del Registro CliPPER, come del resto per tutto il sistema SIGMEC (Sistema Informativo per la Gestione delle Malattie Emorragiche Congenite), abbiamo dato una grande importanza all’analisi sia delle esigenze del cliente (AICE) che allo studio della specifica disciplina medico specialistica in cui abbiamo operato. Questo per offrire una soluzione efficace ed efficiente alle richieste ricevute piuttosto che adattare le richieste del cliente alle esigenze tecniche.
Come azienda, inoltre, diamo molta importanza ai momenti di confronto all’interno dei team di sviluppo con sessioni periodiche di brainstorming, progettazione e verifica e abbiamo creato uno spazio fisico all’interno dell’azienda per poter dar libero sfogo al processo creativo.
Abbiamo introdotto metodologie come il Domain Driven Design (DDD) o l’Event Storming che ci aiutano ad analizzare, progettare e sviluppare fianco a fianco con il cliente, scegliendo di lavorare con clienti con i quali condividiamo mission e obiettivi e con cui poter costruire un rapporto duraturo nel tempo.
Abbiamo anche deciso di investire in un settore, quello della sanità, in cui abbiamo maturato quella giusta esperienza che ci fa sentire di poter dare il nostro contributo non solo dal punto di vista tecnologico o economico, ma anche dal punto di vista della persona e, più in generale, del benessere sociale.
I risultati di queste nostre scelte li vedremo nei prossimi anni, ma abbiamo già avuto alcune grandi soddisfazioni come quella di clienti sempre più collaborativi, dipendenti orgogliosi del proprio lavoro e utenti soddisfatti dei nostri prodotti.
In futuro avremo modo di parlare più nel dettaglio, sempre all’interno di questo blog, delle metodologie che stiamo mettendo in campo e quali risultati stanno portando. Avremo modo di presentare i nostri prodotti, frutto di quel processo di creatività, innovazione e tecnologia che sempre mettiamo in campo. Avremo soprattutto modo di studiare l’impatto delle nostre soluzioni sullo sviluppo e sul benessere sociale.